venerdì 16 novembre 2012

La rivoluzione che verrà


La rivoluzione comincerà alle ore 9 in Piazza Arbarello.
Un flash mob collettivoglobaletotale e infinito.
Tutti - e dico tutti - completamente nudi in Piazza Arbarello.
I registi russi coi soldati mammalucchi, le soubrettes con i centri sociali, gli alchimisti con le vedove di guerra, i bassisti funky con i celerini, gli idrocefali con i tubercolotici.
Ci saranno peni di gomma e vagine concettuali, seni vuoti, seni pieni, coseni, ghiandole in esubero, escrescenze carminie, piccole bocche, grandi labbra, testicoli elmettati, capezzoli strabici, ani fischiettanti, bistecche di silicone, froge vibratili, corpi cavernosi a riposo, frenuli tesi, peli canuti, cani peluti, clitoridi oscillanti come pendoli d'amore universale che battono l'ora della libertà.
La trasparenza è virtù rivoluzionaria.
L'occhio non vuole la sua parte: vuole tutto, e subito. Senza schermi e senza ma.
Il mondo diventerà un enorme palazzo di cristallo e specchi dove tutti potranno vedere tutto di chiunque in qualsiasi momento e da qualsiasi prospettiva.
Una ciclopica scatola di Petri dove andare e moltiplicarsi.
Il corteo marcerà, compatto e sudato, verso il centro di torino, riversando nelle strade come un flusso, attraverso i corpi, tutta la libido dell'umanità.
In Piazza Castello, un leader carismatico intercambiabile darà il via all'orgia cosmica con un climax megafonico che terminerà nello slogan: “Noi alla crisi ce lo buttiamo”.
A seguire ierogamie, sacrifici di vergini, tori e capricorni, moltiplicazione dei peni e dei pesci, quaglie che si cimentano nel fosbury, trenini sui binari del tram, coiti interrotti da altri coiti interrotti da altri coiti interrotti da altri coiti... e altre gioviali pratiche guascone. Tutte rigorosamente mimate, ritualizzate, interrotte - è ovvio- , mai compiute o terminate: il desiderio è rivoluzionario, la soddisfazione è borghese ed anti-democratica. La soddisfazione è reazionaria!
La polizia - nello specifico rappresentata dalle camionette della polizia, gonfie di uomini nudi della polizia armati di manganello - si unirà pacificamente alla rivoluzione cominciando ad interessarsi a problematiche di genere, pratiche di piazza, decrescita felice, orti urbani e tessuti di canapa.
Persino il sindaco - nudo anch'esso, con la fascia da sindaco tatuata sul corpo rachitico di sindaco - si unirà alla protesta. Anche la sua giunta. Anche la regione. Anche lo Stato. Persino la massoneria, i rettiliani e le multinazionali. Lebbbanche. Qualcuno vedrà Yaweh, nudo, aggirarsi sulle acque della rivoluzione. Persino la Scienza, nuda, coperta solo da qualche pagina di Piergiorgio Odifreddi, si accoderà esitante al corteo. Solo i marxisti-leninisti, in un angolo, vestiti stretti nella camicia e nella cravatta, continueranno a volantinarsi tra loro volantini inneggianti la rivoluzione, bisbigliandosi fugaci negli orecchi numeri di telefono e arcane formule di abbordaggio.
Quando l'astro luminoso - pure lui ignudo, ma da miliardi di anni - raggiungerà lo zenith in un tripudio di fulgore cosmico e neoplatonicheggiante, l'orda rivoluzionaria arriverà in Piazza Vittorio e, dopo aver invocato i grandi Dei Egizi con salmi e lustrazioni, comincerà il momento clou: la masturbazione eterna.
Tutti saranno seduti in cerchi concentrici - una statua del Divino Ermafrodito nel mezzo - e ognun col suo attrezzo si titillerà in eterno. O almeno così si dice.
Dopo trenta minuti di sfregamenti cominceranno i primi rossori. Dopo un'ora: urla di dolore. Dopo due ore: sanguinamenti. Dopo tre ore: mutilazioni genitali.
Quand'infine uno viene, sviene. S'accascia per venti minuti. Si rialza, morto, e si riveste. Guarda l'ora: le tre. Vado a casa e mi faccio un boccone. Poi torno. Sicuro che torno.




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dilla