domenica 14 settembre 2014

Sedendo sul molo, nella baia


Siedo nel sole del mattino
- siederò ancora qui 
quando sarà sera -
guardo le navi dondolare
sempre più vicine
- le guarderò di nuovo dondolare
quando saranno andate
lontane.

Sono seduto sul molo,
nella baia,
osservo la marea che si ritira,
me ne sto qui seduto
sprecando tempo.
Ho lasciato la mia casa
in Georgia
diretto a Frisco Bay:
non avevo nulla 
per cui vivere
e sembrava che per il momento
nulla
volesse incrociare la mia strada.

Così, semplicemente,
me ne sono andato
a sedermi sul molo,
nella baia,
per vedere la marea
che si ritira.
E niente,
ora son qua seduto
sul molo,
nella baia,
spreco tempo.

Sembra che nulla cambierà
ogni cosa continua a restare
uguale,
non posso certo fare
ciò che dieci persone
mi dicono di fare,
perciò, senti,
penso proprio che rimarrò
uguale.

Siedo qua,
mi riposo le ossa,
e questo caos solitario
non mi vuole abbandonare,
mi tiene compagnia;
ho vagabondato per
3218,668 chilometri
solamente per fare
di questo molo casa mia.

E quindi adesso me ne sto qua,
seduto sul molo,
nella baia,
guardo la marea che si ritira,
già,
seduto qua sul molo,
nella baia,
spreco il tempo
e fischietto.

fii-I fi fifi
fu fiuu fuì 
fefe feefefe
fir-i fi-fiuuu.

(Liberissima traduzione di "Sittin' on the dock of the bay" di Otis Redding)




mercoledì 10 settembre 2014

Paura dei tuoni

Oggi al centro estivo,
Al centro tardo estivo 
che si squaglia
Come un ritornello
Nella tazza di temporali
Di settembre,
Oggi un bambino
Sedeva
Abbracciato alle sue gambe
Sulla grattugia d'asfalto,
Lontano dal campo
E dal pallone.
"Ha paura dei tuoni"
Mi dice, l'animatore
mozzicando coi denti 
i labbroni
E la parola "paura"
Incastonata tra rimbalzi
E detonazioni.

Il bimbo rannicchiato
È il più piccolo di tutti
E ha un gemello
Che corre più forte;
Un gemello brutto
Con le gambe un po' storte.

Mi siedo
Gli chiedo
Se vuole disegnare,
Lui dice che si,
Gli porto i pennarelli
E scarabocchiola
Il pullman della nazionale.
Poi m'informa
Che l'Italia fu campione
Di calcio
Del mondo
Ben 4 volte:
Nel '34, '38, '82, '06.
Così disegna stelle
In numero di quattro
Sul fianco del bus,
Stelle gialle,
A forma di Z,
Gonfie e spigolose.
Ammette di non saper disegnare stelle.
Glielo provo ad insegnare.
Niente da fare:
Solo zete spesse
Color pipì di biochetasi.

Gli dico:
Francesco,
Ora vai a giocare
Con tutti gli altri
Con tuo fratello
Con chi ti pare.
Lui non risponde,
Guarda lontano
Quel cielo di cartone,
Le azzurre saette
Come stelle malfatte
Sullo sfondo del campo
Di cemento
Dalle righe incerte
Attraversato dalle traiettorie
Zigozaghe
Di gambe giovani
Sbucciate.

Una corrida di morsi
E bolli
Sudore
E stinchi,
Una macchia di carne ansante
Incurante
Del temporale
Che sta per arrivare.