sabato 11 aprile 2015

Nobili mobili

Una sedia cade:
Il Marchese de Sade
La guarda cadere,
E prova piacere.

Si sente poi "Toc!"
È il conte Masoch
Che con il malleolo
Centra uno spigolo;
"Oh, mi spiace, non v'ho veduto!"
Si scusa il tavolo, preoccupato,
Ma quello è già caduto
Perdutamente innamorato.

martedì 10 marzo 2015

La realtà non mi parla più

La realtà 
non mi parla più.
Se ne sta di tre quarti
Fuma una sigaretta
Immersa nella luce netta
Della finestra,
Una stupenda
Crudele
Reminiscenza
Uscita dalla pellicola
Di un film della nouvelle vague.
Carne
In scala di grigi
Bocca
Serrata stretta
Nuca
Liscia, perfetta.

La realtà 
non mi risponde più.
Forse
Disgustata
Dai miei modi naïf:
"Un soldino per i tuoi pensieri"
Le faccio
Arriccio
Appena il labbro
Confido
Nell'irresistibile
Contagio
Di un sorriso.
Ella
Si volta stizzita
Scenera per terra
Guarda fuori
L'inganno piatto
Dell'orizzonte
O forse
La superficie macchiata
Del vetro,
I maldestri sentieri
Dello straccio.
Vorrei scavare quella nuca fredda
Con i polpastrelli
Allacciarmi ai nervi ottici
Rubarle lo sguardo,
Per un attimo.
Ma 
gregario
Accolgo
Il silenzio
Getto
L'attenzione
Nel pulviscolo
Sospeso
Inventando
Una costellazione
Di coriandoli
Di polvere
Di niente.

La realtà
Non mi rivolge più
Parola,
Fasciata
In un vestito
Tubolare
Inarca
La schiena
Flessuosa
Di gatta.
"Hai ripreso a fumare:
Non è auspicabile
Dopo i quaranta.
Con tutto
Che capita,
Ci manca
Soltanto
Una realtà
Malata
Di cancro"
Spio la reazione
Nel riflesso
Del vetro,
Due occhi
Di freddo
Mi gettano
Di un passo 
indietro.
Penso,
Forse
È stanca
Di essere raccontata,
Di quest'allegoria
Slabbrata,
Di questo fantasma
Di Femmina
Da conquistare,
Di questa smania
Tutta maschile,
Muscolare,
Del proteggere
Del penetrare.
"Potrei mai svestire
La mia armatura di simboli
Senza che appaia
Nuda apparenza
La mia miseria,
Inermità
Nulla?"


Ormai il silenzio
È una divisa da tenente
Appuntata di rumori,
Le spalle imbottite
Di urgenze.
Lei spegne il filtro
Sul davanzale,
S'alza elegante,
Veste l'impermeabile
E se ne scompare
Come sempre
Oltre la soglia
Del cosciente.




mercoledì 26 novembre 2014

Le ultime cinque carte

Le ultime cinque carte
prima di accenderle
ci pensi bene,
ma bene per davvero:
che ti si secchi
la saliva tra le fauci,
le mani ti si sfacciano
in grumi d'ossi,
scuri di pece 
ti s'aggomitolino 
i polmoni
se le sprechi.
se le sprechi.
se le sprechi.

Non s'incendia
senza un senso
un'oasi di fuoco
nel deserto.

Pagheremo 
monete di tosse
per ogni foro 
di sigaretta
che abbiamo allargato
sul filato della sera.

Quando
dondolano flaccide
ali di feltro slabbrate
dalle braccia impigiamate
quando
scendono le ghigliottine 
di sali&tabacchi
e decapitano 
dissonanze cognitive
quando
piangono affamate 
di carte sanitarie
le macchine automatiche,
allora
una rizla
diventa 
tappeto volante
e vento
e dispensatore d'incenso.

Le ultime cinque carte
rimaste
prima di accenderle
ci pensi bene.






mercoledì 8 ottobre 2014

La mia città è come le mie scarpe

La città che abito
Somiglia alle mie scarpe.
E le mie scarpe
Sono eleganti
Usate
Nere
Consumate.
La suola minaccia
Di scollarsi
Ad ogni passo,
Ma rimane
Sempre e ancora
Insieme:
Una tensione di niente
Le tiene unite.
Non le cambio
Per pigrizia,
E perché odio
Le botteghe,
O forse perché
Dovrei cambiare
Con esse
Tutto il piede.
Non vale la pena
Portarle dal ciabattino:
Le lascio seguirsi
Sui binari
Che conoscono a memoria,
Calpestando
Come possono
La ghiaia
La pioggia
La noia.
Sono mie,
Mio malgrado,
Come furono
Di mio padre
Prima di me.

La mia città
È come le mie scarpe:
Arriverà la sera
Che riuscirò
A slacciarle.


domenica 14 settembre 2014

Sedendo sul molo, nella baia


Siedo nel sole del mattino
- siederò ancora qui 
quando sarà sera -
guardo le navi dondolare
sempre più vicine
- le guarderò di nuovo dondolare
quando saranno andate
lontane.

Sono seduto sul molo,
nella baia,
osservo la marea che si ritira,
me ne sto qui seduto
sprecando tempo.
Ho lasciato la mia casa
in Georgia
diretto a Frisco Bay:
non avevo nulla 
per cui vivere
e sembrava che per il momento
nulla
volesse incrociare la mia strada.

Così, semplicemente,
me ne sono andato
a sedermi sul molo,
nella baia,
per vedere la marea
che si ritira.
E niente,
ora son qua seduto
sul molo,
nella baia,
spreco tempo.

Sembra che nulla cambierà
ogni cosa continua a restare
uguale,
non posso certo fare
ciò che dieci persone
mi dicono di fare,
perciò, senti,
penso proprio che rimarrò
uguale.

Siedo qua,
mi riposo le ossa,
e questo caos solitario
non mi vuole abbandonare,
mi tiene compagnia;
ho vagabondato per
3218,668 chilometri
solamente per fare
di questo molo casa mia.

E quindi adesso me ne sto qua,
seduto sul molo,
nella baia,
guardo la marea che si ritira,
già,
seduto qua sul molo,
nella baia,
spreco il tempo
e fischietto.

fii-I fi fifi
fu fiuu fuì 
fefe feefefe
fir-i fi-fiuuu.

(Liberissima traduzione di "Sittin' on the dock of the bay" di Otis Redding)




mercoledì 10 settembre 2014

Paura dei tuoni

Oggi al centro estivo,
Al centro tardo estivo 
che si squaglia
Come un ritornello
Nella tazza di temporali
Di settembre,
Oggi un bambino
Sedeva
Abbracciato alle sue gambe
Sulla grattugia d'asfalto,
Lontano dal campo
E dal pallone.
"Ha paura dei tuoni"
Mi dice, l'animatore
mozzicando coi denti 
i labbroni
E la parola "paura"
Incastonata tra rimbalzi
E detonazioni.

Il bimbo rannicchiato
È il più piccolo di tutti
E ha un gemello
Che corre più forte;
Un gemello brutto
Con le gambe un po' storte.

Mi siedo
Gli chiedo
Se vuole disegnare,
Lui dice che si,
Gli porto i pennarelli
E scarabocchiola
Il pullman della nazionale.
Poi m'informa
Che l'Italia fu campione
Di calcio
Del mondo
Ben 4 volte:
Nel '34, '38, '82, '06.
Così disegna stelle
In numero di quattro
Sul fianco del bus,
Stelle gialle,
A forma di Z,
Gonfie e spigolose.
Ammette di non saper disegnare stelle.
Glielo provo ad insegnare.
Niente da fare:
Solo zete spesse
Color pipì di biochetasi.

Gli dico:
Francesco,
Ora vai a giocare
Con tutti gli altri
Con tuo fratello
Con chi ti pare.
Lui non risponde,
Guarda lontano
Quel cielo di cartone,
Le azzurre saette
Come stelle malfatte
Sullo sfondo del campo
Di cemento
Dalle righe incerte
Attraversato dalle traiettorie
Zigozaghe
Di gambe giovani
Sbucciate.

Una corrida di morsi
E bolli
Sudore
E stinchi,
Una macchia di carne ansante
Incurante
Del temporale
Che sta per arrivare.