lunedì 14 aprile 2014

Tra le cose mie favorite

Tra le cose 
mie favorite,
spicca il fermarmi
al passaggio di livello
aspettando
- ben aperto
il finestrino 
della mente -
l'arrivo 
con passo gigante
del convoglio
d'ottone pulsante.
C'è prima 
come un fremere
di pioggia
di bacchette,
poscia bassi odori
d'asfalti sudati
frammisti
a frusciar di piatti
affumicati
e imprevedibili tuoni
di ciarlatani
charlestoni.
Ecchinfine
annunciato 
da fughe di code
di tasti dolenti
pestati da diti
di stolti sapienti,
appare 
-al contempo 
fonocometa ilare
e mesto arcivescovo -
Giovanni Trenofresco:
locomotivo di respiro
e tasti pistoni,
incantatore di pitoni,
dipana spiriti
e demoni ctoni.

Ed è 
come Efesto
infiammato
dal mantice
di Elio,
ladro ermetico
d'aliti morti,
succhiatore di flegma
e di pneuma:
ricompone
sotto al timpano
del tempio cranico
la pulsazione
del diaframma cosmico.

Il tempo
d'un inchino profondo
al punto
da rovesciare il cerebro
oltre il bordo
dello scheletro,
ed ecco,
il silenzio
- uccello pigro -
s'impadronisce
della corrente:
tutto svanisce,
la realtà riemerge
prepotente.





domenica 13 aprile 2014

Mio nonno cambia colore

Mio nonno
in primavera
cambia colore:
l'anno passato
viola,
quest'anno
giallo.

Non sto scherzando.
Non ho capito solo
se sia una scelta oculata,
in coordinato
con le collezioni
primavera-estate.
Mio nonno
cambia colore,
e noi, preoccupati
lo portiamo in ospedale;
ma lui no
non ne fa un dramma.
Solo ogni tanto
si lamenta
del pollo
dei dottori,
mai dei prelievi,
raramente degli esami:
che io sappia
gli hanno infilato
sonde
su per qualsiasi orifizio.
Lui zitto,
non s'oppone 
alla fibra ottica,
si preoccupa

solo 

se non caga.

Quando lo vai a trovare
parla male 
dei compagni di camera,
senza cattiveria:
quello russa,
quello bestemmia
mentre sogna,
quello tira
le cuoia
e mangia paté.


Mio nonno

sta in ospedale
come starebbe 
in un tram,
in ascensore
o sotto un ombrellone:
parla con chi capita,
paziente,
attende
si lamenta solo
se la gente
gli pesta i calli,
fa la deficiente.
Scarnifica
la sua ala di pollo
lentamente,
e lentamente
condisce l'insalata,
sposta le pietanziere,
lentamente,
e lentamente
beve l'acqua.
Ha i gesti posati,
ben fatti,
di chi pensa
a una roba 
per volta;
ha una memoria
corporea
invidiabile,
un senso del tempo
siculo
attento
di chi i pomodori 
li fa seccare al sole
sui coppi rotti.
Mio nonno 
fa la cacca tutti i giorni
alla stessa ora
da ottant'anni.
Mio nonno
ha un ordine rituale
quotidiano
immodificabile:
basta una battuta
per girare il verso al mondo
e adattarlo a quel che crede
e adattarsi a quel che vede.
La sua vita 
è un elenco
di impercettibili variazioni
giornaliere.

Figurarsi
che gliene frega a lui
se cambia colore.

Quando ce ne andiamo
Mia nonna gli chiede
se ha bisogno
di qualcosa,
lui sporge il labbro
scuote il capo
poi s'accende
e dice:
"un po' di cotone".
Infine apre il cassetto
e mostra al suo interno
quattrocinque
palle arancioni:
"e dì alla Gabry
che non mi porti più arance
che non sono in galera".
Uscendo
dalla casa del lamento
penso
che l'anno che viene
me lo aspetto
di vederlo verde
a pois blu.



martedì 8 aprile 2014

Sulla costa di mondi sconfinati

Sulla costa
di mondi sconfinati
s'incontrano i bambini.
Il cielo infinito
è immobile
sopra le loro teste,
e l'acqua è inquieta
chiassosa.

Sulla costa
di mondi sconfinati
i bambini s'incontrano
tra grida e danze.
Costruiscono le loro case
con la sabbia
e giocano con conchiglie
vuote.
Intrecciano navi
di foglie avvizzite
e sorridendo
le lasciano galleggiare
sull'immensità
dell'abisso.
I bambini giocano
sul bagnasciuga
dei mondi.

Loro non sanno
come nuotare
loro non sanno
gettare le reti.
I pescatori
di perle
si tuffan
per le perle,
i mercanti
navigano
sulle loro navi;
intanto i bambini
ammucchiano ciottoli,
e poi di nuovo
li disperdono.
Loro non cercano
tesori nascosti,
loro non sanno
gettare le reti.

Il mare
si gonfia di risate,
luccica tenue
il sorriso della spiaggia.
Le onde
portatrici di morte
cantano ballate
insensate
ai bambini,
come una madre
che dondola
la culla
del suo piccolo.
Il mare gioca
coi bambini,
e luccica tenue
il sorriso della spiaggia.

Sulla costa
di mondi sconfinati
s'incontrano i bambini.
Le tempeste vagano
nel cielo senza strade,
le navi s'infrangono
nel mare senza tracce,
la morte è in giro
e i bambini giocano.

Sulla costa
di mondi sconfinati
c'è un grande raduno
di bambini.

(Libera traduzione da Gitanjali, 60, di R. Tagore)


mercoledì 2 aprile 2014

Virulenta

Le parole sono virus:

viaggiano per via aerea,
influenzano,
intaccano i corpi,
si riproducono grazie ad essi,
dondolano sul filo 
dell'inorganico,
scimmiottano la vita,
muoiono in un colpo di tosse.
Vacciniamoci:
scriviamo.