venerdì 9 novembre 2012

La Grande Consolatrice - III parte


Un anno passò
sotto il giogo di Theowulf:
Sodomia,
perversione,
sadismo,
spaghetti spezzati
prima d'esser gettati nell'acqua;
la fattoria dei due fratelli
era dominata dal caos.
Ma il giorno
del Grande Guardiano
si avvicinava ormai
e Ihmilnir pregava
così in cuor suo:
Grande Consolatrice
che vivi tra le nubi
e tutto scorgi
seppur mai scorta,
fa che la Tua Legge
illumini il cuore
di mio fratello,
fa che egli abbandoni
i suoi propositi
cruenti e indegni,
e se ciò non è possibile
staccagli il collo
di netto.
Amen”.
Il mattino fatidico
il cielo era bigio
il vento umido
le bestie agitate:
un puntino bianco
lontano sull'orizzonte
mutò rapido
in un Grande Guardiano
molto vicino.
Theowulf
era già alla terza sambuca
e il suo alito puzzava
di vomito bollito,
Ihmilnir vibrava
di speranza e rancore.
Il Grande Guardiano
declamò la frase rituale:
Avete dunque vissuto
nella Sua Legge
per il Suo Amore?”.
Subito Theowulf biascicò:
Puoi dirlo, zio!”,
ma Ihmilnir, paonazzo,
urlò fuori di sé:
Mente!
Guarda i suoi occhi,
guarda le orbite vuote
dei suoi figli,
guarda la schiena incisa
di sua moglie!
Egli è un demonio
fattosi carne!”.
Cadde un silenzio
pesante come una cattedrale.
Allora il Guardiano,
con la sua faccia impassibile
di marmo bianco,
afferrò lesto Ihmilnir per la collottola
e schiaffandolo sullo stallone
rombò:
Ti sei macchiato di calunnia
verso tuo fratello.
La Grande Consolatrice
farà di te ciò che è giusto”.
E mentre la fattoria
si faceva lontana,
nelle orecchie di Ihmilnir
permaneva
l'eco della risata demente
e cattiva
di Theowulf.
Ora,
non voglio dirvi
cosa può essere
farsi la mulattiera pietrosa
che porta al tempio della dea
a dorso di cavallo e senza sella
per uno che nell'ultimo anno
è stato inculato a secco
un giorno si
e uno due volte,
ma vi assicuro che
quando furono in cima
né i marmi, né le colonne, né le filigrane d'oro
riuscirono più a stupire
il povero Ihmilnir.
Era il vespro,
il giorno dissanguava
nella pozza vermiglia del tramonto,
La Grande Consolatrice
sedeva sul suo scranno
d'ebano e d'avorio
nel centro del naos;
immensa
pallida
statua d'autorità.
Un velo di seta
le copriva il volto.
Ihmilnir, tremante,
s'inginocchiò alle sue caviglie
scortato dal Grande Guardiano
e attese.
Il gigantesco funzionario,
dopo la riverenza,
con voce stentorea parlò:
Costui è Imhilnir Capuozzo
figlio di Torquato Capuozzo
della terra tra i due fiumi,
colpevole di calunnia
nei confronti del fratello;
quale fato gli spetta
Madre della Legge?”
A quel punto,
il piccolo uomo
- tremante -
alzò il capo,
e pieno di fede
nella giustizia
disse:
Non è vero.
Non è vero, potente dea:
mio fratello,
è lui il colpevole
di turpi delitti
e oscene azioni.
Io sono buono
e vivo nella tua Legge:
guarda il mezz'uovo di struzzo
che porto sul capo,
guarda le mie mani
ancora sporche del sangue del capretto
che per te ho scuoiato
e delle minoranze
che ho picchiato duro!”
Un coppino lo zittì
fulmineo.
Poi la dea parlò:
Come osi insegnare
alla madre della Legge,
alla cugina di terzo grado della Giustizia,
alla zia materna dell'Amore,
alla sorella di un amico della Verità
cosa è giusto
e cosa sbagliato?
Non sai forse
che di quassù
tutto vedo?
Impertinente scarafaggio!”
Ma... io... veramente...”
Veramente sto cazzo!
Come ti permetti,
testicolo di bue,
di venire qua ad insegnare
a me
il mio mestiere?
La tua punizione
sarà tremenda!
Divorerò il tuo cuore,
berrò la tua anima,
cancellerò il tuo nome
dal libro del mondo
e a quel punto
diventerai il mio nuovo
Grande Guardiano”.
E dicendo ciò
si sciolse il drappo
che le copriva il volto
e mostrò a Ihmilnir
uno sguardo cieco
demente
e violento
in tutto identico
a quello ubriaco del fratello
mentre cavava gli occhi
ai suoi figlioletti.
Ihmilnir, sconvolto,
incredulo,
con un filo di voce
ebbe la forza di constatare:
ma come, padrona mia,
come potrò ricevere tutti i poteri
del tuo funzionario?
Io sono solo un uomo,
egli
non dorme
non beve
non mangia
non minge
non caca
non crede
non respira
non spera
non pensa
non fa
all'amore”
Quasi
tutto
vero”
la voce,
laconica,
precedette di poco
la mano di marmo
del Grande Guardiano
che gli afferrò i capelli
lo sbattè sul tavolo
gli stracciò la veste
e gl'infuse la sua forza.

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EPILOGO

Un anno è passato.
Una nuvola di tempesta
attraversa la valle tra i due fiumi,
arriva alla fattoria.
Il Grande Guardiano
smonta da cavallo
e recita i versi rituali:
Avete dunque vissuto
nella Sua Legge
per il Suo Amore?”.
Suo fratello gli risponde,
alitandogli in faccia
odore di sangue rancido:
Certo, stronzo”.

Beati gli affamati
e gli assetati di giustizia,
perchè saranno giustiziati.


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dilla