Un
anno passò
sotto
il giogo di Theowulf:
Sodomia,
perversione,
sadismo,
spaghetti
spezzati
prima
d'esser gettati nell'acqua;
la
fattoria dei due fratelli
era
dominata dal caos.
Ma il
giorno
del
Grande Guardiano
si
avvicinava ormai
e
Ihmilnir pregava
così
in cuor suo:
“Grande
Consolatrice
che
vivi tra le nubi
e
tutto scorgi
seppur
mai scorta,
fa
che la Tua Legge
illumini
il cuore
di
mio fratello,
fa
che egli abbandoni
i
suoi propositi
cruenti
e indegni,
e se
ciò non è possibile
staccagli
il collo
di
netto.
Amen”.
Il
mattino fatidico
il
cielo era bigio
il
vento umido
le
bestie agitate:
un
puntino bianco
lontano
sull'orizzonte
mutò
rapido
in un
Grande Guardiano
molto
vicino.
Theowulf
era
già alla terza sambuca
e il
suo alito puzzava
di
vomito bollito,
Ihmilnir
vibrava
di
speranza e rancore.
Il
Grande Guardiano
declamò
la frase rituale:
“Avete
dunque vissuto
nella
Sua Legge
per
il Suo Amore?”.
Subito
Theowulf biascicò:
“Puoi
dirlo, zio!”,
ma
Ihmilnir, paonazzo,
urlò
fuori di sé:
“Mente!
Guarda
i suoi occhi,
guarda
le orbite vuote
dei
suoi figli,
guarda
la schiena incisa
di
sua moglie!
Egli
è un demonio
fattosi
carne!”.
Cadde
un silenzio
pesante
come una cattedrale.
Allora
il Guardiano,
con
la sua faccia impassibile
di
marmo bianco,
afferrò
lesto Ihmilnir per la collottola
e
schiaffandolo sullo stallone
rombò:
“Ti
sei macchiato di calunnia
verso
tuo fratello.
La
Grande Consolatrice
farà
di te ciò che è giusto”.
E
mentre la fattoria
si
faceva lontana,
nelle
orecchie di Ihmilnir
permaneva
l'eco
della risata demente
e
cattiva
di
Theowulf.
Ora,
non
voglio dirvi
cosa
può essere
farsi
la mulattiera pietrosa
che
porta al tempio della dea
a
dorso di cavallo e senza sella
per
uno che nell'ultimo anno
è
stato inculato a secco
un
giorno si
e uno
due volte,
ma vi
assicuro che
quando
furono in cima
né i
marmi, né le colonne, né le filigrane d'oro
riuscirono
più a stupire
il
povero Ihmilnir.
Era
il vespro,
il
giorno dissanguava
nella
pozza vermiglia del tramonto,
La
Grande Consolatrice
sedeva
sul suo scranno
d'ebano
e d'avorio
nel
centro del naos;
immensa
pallida
statua
d'autorità.
Un
velo di seta
le
copriva il volto.
Ihmilnir,
tremante,
s'inginocchiò alle sue caviglie
scortato
dal Grande Guardiano
e
attese.
Il
gigantesco funzionario,
dopo
la riverenza,
con
voce stentorea parlò:
“Costui
è Imhilnir Capuozzo
figlio
di Torquato Capuozzo
della
terra tra i due fiumi,
colpevole
di calunnia
nei
confronti del fratello;
quale
fato gli spetta
Madre
della Legge?”
A
quel punto,
il
piccolo uomo
-
tremante -
alzò
il capo,
e
pieno di fede
nella
giustizia
disse:
“Non
è vero.
Non è
vero, potente dea:
mio
fratello,
è
lui il colpevole
di
turpi delitti
e oscene azioni.
Io sono buono
e vivo nella tua Legge:
guarda il mezz'uovo di struzzo
che porto sul capo,
guarda le mie mani
ancora sporche del sangue del capretto
che per te ho scuoiato
e delle minoranze
che ho picchiato duro!”
Un
coppino lo zittì
fulmineo.
Poi
la dea parlò:
“Come
osi insegnare
alla
madre della Legge,
alla
cugina di terzo grado della Giustizia,
alla
zia materna dell'Amore,
alla
sorella di un amico della Verità
cosa
è giusto
e cosa sbagliato?
Non
sai forse
che
di quassù
tutto
vedo?
Impertinente
scarafaggio!”
“Ma...
io... veramente...”
“Veramente
sto cazzo!
Come
ti permetti,
testicolo
di bue,
di
venire qua ad insegnare
a me
il
mio mestiere?
La
tua punizione
sarà
tremenda!
Divorerò
il tuo cuore,
berrò
la tua anima,
cancellerò
il tuo nome
dal
libro del mondo
e a
quel punto
diventerai
il mio nuovo
Grande
Guardiano”.
E
dicendo ciò
si
sciolse il drappo
che
le copriva il volto
e
mostrò a Ihmilnir
uno
sguardo cieco
demente
e
violento
in
tutto identico
a
quello ubriaco del fratello
mentre
cavava gli occhi
ai suoi figlioletti.
Ihmilnir,
sconvolto,
incredulo,
con
un filo di voce
ebbe
la forza di constatare:
“ma
come, padrona mia,
come
potrò ricevere tutti i poteri
del
tuo funzionario?
Io sono solo un uomo,
egli
non
dorme
non
beve
non
mangia
non
minge
non
caca
non
crede
non
respira
non
spera
non
pensa
non
fa
all'amore”
“Quasi
tutto
vero”
la
voce,
laconica,
laconica,
precedette
di poco
la
mano di marmo
del Grande Guardiano
che
gli afferrò i capelli
lo
sbattè sul tavolo
gli
stracciò la veste
e gl'infuse la sua forza.
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EPILOGO
Un
anno è passato.
Una
nuvola di tempesta
attraversa
la valle tra i due fiumi,
arriva
alla fattoria.
Il
Grande Guardiano
smonta
da cavallo
e
recita i versi rituali:
“Avete
dunque vissuto
nella
Sua Legge
per
il Suo Amore?”.
Suo
fratello gli risponde,
alitandogli
in faccia
odore di sangue rancido:
“Certo,
stronzo”.
Beati
gli affamati
e gli
assetati di giustizia,
perchè
saranno giustiziati.
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dilla