mercoledì 16 gennaio 2013

Francamente, me ne sciacquo.


Oggi ho finito lo shampoo che amavi. Che strano. Proprio oggi, che tu più non m'ami.
Lo shampoo più balsamo, nel flaconcino arancio - che diceva luccicando: "ricci perfetti", che diceva sornione: "sapore di more" - galleggia nella spuma tra i capelli morti, tra i miei ricci, non proprio perfetti. Galleggia svuotato, ugualmente arancione, ugualmente luccicante e perfetto nella forma sua esterna d'ingannevole tubetto. Galleggia e non s'arrende al gorgo; blatta di plastica riversa, fantasma vuoto, bolla d'aria e polietilene, ricordo d'odore, d'essenza concentrata, cremosa, emolliente.
Quanto sei durato: un mese? Qualche giorno ancora? Più o meno, a contarlo male, quanto il nostro amore.
Se quella sera non fossi uscita, se in quel locale una nostra amica, se il cocktail fosse stato più leggero, se non avessi dato le spalle a, se la musica almeno, se non ti avessi mai visto sul treno, se casa mia fosse stata a due passi, se tu non mi avessi presa sotto spalla e se io non avessi avuto rovi di more mature tra i capelli freschi e fragranti di shampoo.
È colpa mia se tua nonna ti preparava la colazione col the e la marmellata di more?
No, non credo.
La colpa è delle lancette che s'incontrano sempre, dopo ogni giro, nel mezzo, perfette. Come quella notte, alle tre, le nostre bocche. Ogni incontro obbedisce al capriccio di ritmi indipendenti, che per poco, casualmente, s'intrecciano in un valzer di millimetriche coincidenze.
Le bestie innamorate, non sanno mentire: il loro affetto ha un linguaggio chimico, un inchiostro ghiandolare, che marca la pelle dell'altro, lo spazio e l'intento. Ma segue un ciclo preciso, un ritmo astrale, come quello delle lancette: dopo poco si separano, sia i corpi che le bocche che le strade. Si spegne ogni odore.
Gli uomini, invece, mentono sui profumi, persino, figurarsi sugli amori.
Puoi cercare, se vuoi, la marca del mio odore sullo scaffale dei prodotti da bagno, al supermercato. Taccheggiare un po' di nostalgia.
Ero una torta di more, ogni mattina tra le tue lenzuola; ora galleggio sulla spuma di ricordi, flacone vuoto, spettro orfano del tuo desiderio.

Domani è un altro shampoo.




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dilla