domenica 30 dicembre 2012

Il carrozzone


Mi viene in mente un'antica metafora stoica. Parla della libertà umana. O meglio...
C'è un carro, dice, che cammina dritto, imperterrito, senza soste. Attaccata al retro del carro, una corda. Attaccato all'altro capo della corda, un cane al collare.
Il cane, dice, se non vuole finire trascinato, scorticato, strozzato, deve procedere almeno alla stessa velocità del carro. E, salvo minime deviazioni, nella stessa direzione. 
Chi sia il cocchiere, non dice.
Cani legati al giogo del destino, la nostra libertà sta nel vederlo, accettarlo, seguirlo. E, quando non ci si riesce più, nell'impiccarcisi.


La potenza delle metafore sta nel fatto che, a differenza dei concetti, non sono forme chiuse da definizioni piane. Neanche ci provano.
Sono, per dirlo con una metafora, due punti nello spazio semantico, incrociabili da infinite linee interpretative. Per questo una metafora tradisce sempre e con perseveranza, nel corso della sua storia d'utilizzo, il senso proposto da chi l'ha coniata. E per questo mi sento legittimato anch'io ad abbandonarmi al gioco erotico-semantico con questa sinuosa figura retorica che m'ha sedotto.
Cosa accadrebbe, mi chiedo per dare il La alla variazione, se la seconda "g" di "giogo" s'indurisse in una "c" di "gioco"? Facile: diventeremmo cani legati al gioco del destino.
E che razza di gioco sarebbe? E come diavolo si gioca?
Bene, innanzitutto ci va un campo. Un luogo e un tempo dove si possa giocare, delimitato in maniera più o meno netta da certe regole imprescindibili: diciamo che il terreno su cui si muove il carro - nella metafora stoica - , e l'universo conosciuto governato dalle leggi della fisica e della chimica - nella realtà dei fatti - , potrebbero ricoprire questo ruolo.
Poi ci va un obiettivo: per noi sarà la direzione vettoriale del carro, cioè il nostro destino biologico di esseri viventi, animali umani, fatto di nascita e morte e bisogni e pulsioni da soddisfare.
Legato all'obiettivo, il giocatore che lo insegue: il soggetto, quel cane.
Tra i due, a unirli e separarli, il giogo/gioco, cioè le possibilità aperte e i divieti imposti dalla cultura e dall'ambiente cui il soggetto è vincolato sin dalla nascita.
Cosa manca? Ah, sì, la mossa, la performance, la strategia. L'elasticità dei muscoli e del cervello, la loro capacità di plasmarsi in meravigliose e irripetibili figure viventi e senzienti che danzano tra i nodi della fune sfiorando il suolo, guadagnando centimetri di spazio libero.


Beh, il tabellone è pronto: muovere tocca a noi.

Er carrozzone


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dilla